top of page

06.30

L'i-phone si illumina. Trema. La voce di Rino Gaetano entra d'improvviso nel silenzio di un mattino ancora senza luce. 

"Abbasso e alè / abbasso e alè / abbasso e alè con le can"

Un palmo di mano si abbatte sull'ultima, più perfetta espressione della cultura tecnologica. E sono di nuovo buio e silenzio.

 

06.35

"Abbasso e alè / abbasso e alè / abbasso e alè con le canzoni / senza fatti e soluzioni / la castità / la verginit"

Un indice e un medio annaspano alla cieca sulla liscia superficie, zittiscono un tentativo di rima. Torna il silenzio, ma non il buio. Adesso si percepisce il profilo confuso di un cuscino, nella più vicina penombra. C'è un lembo di lenzuolo, aggrovigliato ad una gamba ancora immobile.

 

06.40

"Abbasso e alè / abbasso e alè / abbasso e alè con le canzoni / senza fatti e soluzioni / la castità / la verginità / la sposa in bianco il maschio forte / i ministri puliti i buffoni di corte / ladri di polli / super pensioni / ladri di stato e stupratori / il grasso ventre dei commendatori / diete politicizzate / evasori legalizzati / auto blu / sangue blu / cieli blu / amore blu / rock and blues / NUNTEREGGAEPIU''.

 

 

 

La pace di Paolo

Luce e Rino Gaetano raggiungono la coscienza di Francesca. La turbano, la smuovono, la convincono. E’ di nuovo ora. E’ di nuovo giorno.

Pattine. Ultimo rotolo di carta igienica. Pensiero: la lista della spesa va ritrovata e aggiornata. Sciacquone. Manopola del gas. Moca sul gas. Riflessione: il manico è ormai esageratamente deforme. Specchio. Fuga dallo specchio. Vestiti di ieri lasciati sulla sedia. Pensiero: con loro anche quest’oggi? Proprio oggi? Ma sì, domani vai di lavatrice. Specchio. Permanenza dinanzi allo specchio. Trucco. Appena un filo, per sentirsi donna quanto basta. Fuga dallo specchio. Lista della spesa. Voce "carta igienica" aggiunta. Sciarpa. Che bella, quella sciarpa. Chiavi. Occhio sull’ora. Terribile idea. Fuga.

 

Oggi sarà una giornata lunga, oggi ci sarà il funerale di Paolo. Paolo che aveva 43 anni, e che adesso non li ha più. Paolo che era affetto da Sindrome di Down, e che ormai non lo è più. Paolo che c’era, c’era solo fino ieri, ma che adesso non c’è più. Francesca ci pensa e l’elementarità del processo la lascia smarrita, mentre la borsa le sbatte sotto il braccio. Francesca attraversa l’incrocio col rosso, sfidando controvoglia la vigilessa che la guarda. Francesca corre. E per un soffio ce la fa. Francesca è sul tram.

 

Una ragazza osserva Francesca, dall’alto del suo metro e settantasette. Non ha trovato un posto libero, ora si tiene ben salda ad un tubolare verde. Anche il suo sguardo è ben saldo. Su un personaggio improbabile. Francesca. Capelli arancio-violaceo, codino laterale a spruzzo,  sciarpina da tre euro coi simboli della pace. I simboli della pace. Cioè. Oggi i poracci veri sono questi. Gente che vive di miti passati e che considera la propria visione del mondo la sola pregna di un’etica davvero credibile.  La soggetta di sicuro parla ancora di compagni e femminismo. Nel frigo avrà solo cibi bio. Magari porta pure gli striscioni alle manifestazioni pro - aborto. Na sciroccata de nniente.

 

Francesca non sa che un occhio più giovane di alcuni decenni la sta scansionando insofferente. Mentre l'insofferenza altrui brucia, lei guarda oltre il vetro e si ritrova. E' ventenne, spaesata in quella Roma così grande che l’accoglie per studiare psicologia. La vita promette, tra tirocini in cooperativa e diversamente abili di lei innamorati. La consapevolezza di essere il punto di riferimento per le vite di molti procura ebbrezza. Francesca è seduta sul tram, e ricorda Paolo. Paolo bambino, che tenta il disegno di un albero. Paolo alcuni anni dopo, mentre mangia zucchero filato e con sguardo lontano osserva le montagne russe sulle quali non potrà mai salire. Francesca torna in quella giornata calda e lontana, torna a trascinarlo via di peso, verso una camera degli specchi a più basso rischio di infarto. Ecco Paolo. E' il giorno della marcia della pace Perugia - Assisi. Ride con le compagne, Giorgia e Monica. E' stempiato, il taglio allungato degli occhi si accompagna di già a brevi rughe sottili. E' grande Paolo, ma sembra un bambino. Ride di cuore, con le sue compagne d’avventura. E chissà per cosa. Vive con loro il mondo degli altri. Oggi è uno spettatore contento. Tiene stretto lo striscione con il logo della cooperativa. Guarda la piazza gremita, e sembra volersene riempire gli occhi. Paolo così innocente, Paolo così inconsapevole.  E chissà se poi lo è davvero. Forse, è solo l’involontaria arroganza di chi rientra nei normali parametri a non permettere emozioni diverse dalla pietà e dalla compassione. Di questo parlano in pullman Francesca e Marco, gli assistenti sociali della giornata, durante il viaggio di ritorno.

 

Francesca resta in quella giornata di sole umbro. Non vede l’anziana mattiniera diretta al mercato, in cerca di un posto a sedere. Avverte sul collo quel foulard portatore di pace. L’acquisto segreto di Paolo, concluso con successo ad Assisi grazie all’aiuto di Marco. Il regalo per Francesca, per una donna mamma, angelo e principessa insieme.

bottom of page